Varie e eventuali

Anime e manga non sono roba da pedofili

È notizia di questi giorni che la Cassazione ha confermato la condanna ad un imputato per detenzione di materiale pedopornografico non fermandosi al fatto che le cose in questione fossero manga ed anime, qui non raffiguranti bambini e bambine reali.
In questo modo, si è stabilito che avere materiale disegnato e animato può essere considerato un reato. Ovviamente, non conosco nei dettagli tutta la questione e ricordo che a fine anni Novanta un mio amico titolare di una fumetteria era rimasto inorridito di fronte ad una rivista di manga hentai perché in mezzo c’erano foto (cose reali, quindi) pedopornografiche.
La questione può prestarsi a facili battute ma non va presa sotto gamba e ci troviamo di fronte ad estremi contrapposti: da una parte c’è chi sostiene che la pedofilia è un normale orientamento sessuale, una cosa aberrante, ma che è venuta fuori in Svizzera, Germania, Olanda e Stati Uniti. Dall’altra, si punisce un imputato perché ha in casa dei manga con ragazzine disegnate impegnate in atti sessuali.
Questo succede in un momento in cui manga ed anime stanno vivendo un momento di grande successo, complici alcuni titoli di forte richiamo e il fascino di classici senza tempo, oltre che le difficoltà di altri immaginari, soffocati da politicamente corretto e scelte opinabili. Senz’altro, c’è chi non ama questo e ci rema contro, ma le accuse contro manga ed anime come causa di tutti i mali sono vecchi e hanno un po’ stufato, ormai. Poi, si generalizza, c’è già chi non vede molto bene questa passione, dopo decenni si sentono dire ancora cose assurde, ci mancavano le sentenze alla cavolo.
La pedofilia è una perversione da combattere e punire, ma non sono certo manga ed anime la causa di tutto e presentare gli otaku come, tra le altre cose, dei pedofili, è stupido e sbagliato. Fumetti e cartoni animati giapponesi hanno contenuti scomodi, a volte estremi, ma non sono il capro espiatorio comodo di tutti i mali. In ogni caso, speriamo che questo non porti ad una caccia alle streghe indiscriminata in luoghi reali e virtuali e si lasci la gente libera di dedicarsi a questi immaginari, dove ci sono anche prodotti erotici o pornografici, ma non sono la maggioranza o comunque non i titoli di maggiore richiamo.